Quartiere Flaminio: Al passo con la storia

Elegante, dinamico, moderno: il quartiere Flaminio ha una personalità unica. Delimitato dal Tevere e dalla Via Flaminia, da cui prende nome, si estende dall’antica Porta del Popolo, o Porta Flaminia, che dà accesso al centro della città, fino a Ponte Milvio. Qui convivono palazzine di stile eclettico, edifici razionalisti e moderne strutture avveniristiche. Con i suoi viali alberati e i tanti spazi verdi, il quartiere Flaminio invita a essere vissuto all’aria aperta. In questa zona troverete una Roma un po’ meno turistica ma decisamente viva e affascinante: non siete impazienti di conoscerla?

Prima del 1870
Fino alla costruzione dei muraglioni del Tevere, che cambiarono il destino della Città Eterna, l’area in cui sarebbe sorto il quartiere Flaminio era insalubre e pressoché disabitata. In epoca romana era detta Prata Flaminia ed era sistematicamente soggetta alle inondazioni del fiume. Per questo motivo ospitava solo necropoli (prima pagane e poi cristiane), campi coltivati, giardini e ville patrizie. Il territorio rimase scarsamente popolato, fungendo da punto di transito per pellegrini e mercanti diretti a Roma.

Anni cruciali
Nel 1877 l’editore ungherese Ernesto Emanuele Oblieght, proprietario di vasti terreni in quest’area, ottenne la concessione per una linea tranviaria tra Piazzale Flaminio e Ponte Milvio. Lo sviluppo di questa infrastruttura, completata nel 1904, favorì l’urbanizzazione della zona, stimolando nuovi insediamenti residenziali e commerciali.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento vennero eliminate le antiche ville fatiscenti e sorsero alcuni interessanti esempi di edilizia popolare. Nacquero, inoltre, i primi insediamenti industriali e di servizio: una fabbrica di automobili, una di ghiaccio, un gazometro, una centrale elettrica e tanti altri stabilimenti produttivi.
L’Esposizione Universale del 1911 trasformò ulteriormente il Flaminio, collegandolo al quartiere Della Vittoria con il nuovo Ponte del Risorgimento.

Il presente e il futuro del quartiere Flaminio
Negli ultimi anni, il quartiere ha vissuto una significativa trasformazione urbanistica, con straordinari interventi di riqualificazione. La costruzione del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo (link all’articolo sul MAXXI), prima e quella del Ponte della Musica Armando Trovajoli.
L’ultimo capitolo di questa evoluzione sarà il Museo della Scienza di Roma, che avrà sede nell’ex Stabilimento Militare Materiali Elettronici e di Precisione in Via Guido Reni. Il progetto dovrebbe iniziare a prendere forma nel 2025.  

La vocazione sportiva: tra realtà e paradosso
Per gli abitanti di Roma il quartiere Flaminio è da sempre sinonimo di sport. L’area in cui si estende il Flaminio è compresa tra il Foro Italico e alcuni edifici realizzati tra il 1950 e il 1965, in occasione della XVII Olimpiade che si svolse a Roma. Tra questi, lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport e il Villaggio Olimpico.
Sebbene il quartiere Flaminio sia massicciamente interessato da ogni evento sportivo che si svolge al Foro Italico e negli impianti che sorgono nei pressi di Viale Tiziano, né il Foro Italico né lo Stadio Flaminio si trovano all’interno dei confini amministrativi del quartiere! L’area del Foro Italico, infatti, appartiene al quartiere Della Vittoria, mentre quella dello Stadio Flaminio si trova nel limitrofo quartiere Parioli.
Il nostro quartiere, però, può comunque consolarsi con i tanti e prestigiosi circoli sportivi, in primis quelli dei canottieri, che sorgono sul suo tratto di Tevere.

A passeggio su Via Flaminia
Un buon punto di partenza per avere un assaggio del quartiere Flaminio è il piazzale omonimo. Lasciatevi alle spalle Porta del Popolo e sulla destra i colossali propili di epoca neoclassica che delimitano l’ingresso di Villa Borghese (link all’articolo su Villa Borghese). Di fronte a voi ha inizio Via Flaminia, la strada consolare costruita tra il 220 e il 219 a.C., che unisce Roma a Rimini. Per secoli fu l’unica grande arteria che collegava la Città Eterna all’Italia settentrionale.
Su questa strada si affacciano alcuni edifici interessanti, il primo dei quali è Explora – Il Museo dei Bambini di Roma.

Vietato ai maggiori di 11 anni
Il Museo dei Bambini di Roma (MUBA), in Via Flaminia 80/86, è un luogo magico dove i piccoli visitatori possono imparare attraverso il gioco e la creatività. È uno spazio interattivo che offre esperienze uniche, pensate per stimolare la curiosità e la fantasia dei bambini, da 0 a 11 anni. Attività educative, laboratori tematici ed eventi speciali sono concepiti per coinvolgere piccoli e grandi in avventure divertenti e formative. Il museo riscuote successo anche tra gli accompagnatori adulti perciò, se non avete figli né nipoti…  fatevi prestare un bambino da qualche amico e godetevi il MUBA!

Piazza della Marina: la forza dello Stato
Superato il MUBA, sulla sinistra, si apre l’ampia Piazza della Marina. Lo spazio è occupato dall’enorme Palazzo Marina, progettato dall’architetto Giulio Magni e inaugurato nel 1928. In questo imponente edificio dallo stile eclettico, lungo ben 142 metri, si colgono echi di liberty, di michelangiolismo e di barocco. Nell’edificio hanno sede vari uffici e la Biblioteca Centrale della Marina Militare. Tutti gli ambienti di rappresentanza presentano marmi, arredi e decorazioni ispirati al mare, dalle maniglie a forma di ippocampo ai sedili modellati come onde.
Quello che si affaccia sulla piazza è il retro del palazzo, a cui si accede dal Lungotevere delle Navi 17. L’ingresso è incorniciato da due grosse ancore, veri e propri trofei di guerra, che simboleggiano la potenza della Regia Marina durante la Prima guerra mondiale.

Il borghetto dello shopping
Dall’altro lato di Piazza della Marina sorge Borghetto Flaminio, un’area dalla storia travagliata, fatta di abusivismo, occupazioni, alienazioni e progetti non sempre realizzati. Nonostante l’aspetto sempre meno degradato, ma non ancora perfettamente decoroso, Borghetto Flaminio riserva una bella sorpresa. Qui, a domeniche alterne, dal 1994 si svolge un vivace mercato delle pulci, che si ispira alla tradizione americana di svuotare soffitte e garage per vendere ogni genere di cose: giocattoli, mobili, abbigliamento. Se siete appassionati di vintage e second hand, potrebbe essere il posto che fa per voi.

Casina Vagnuzzi e l’Accademia Filarmonica Romana
Al civico 118 di Via Flaminia c’è un elegante edificio risalente al Cinquecento. Faceva parte dei possedimenti di Giulio III, papa dal 1550 al 1555, e nel 1810 fu rinnovato con una veste neoclassica dall’architetto Giuseppe Valadier. In seguito divenne una raffinata villa di campagna con giardino all’inglese, per volontà di Luigi Vagnuzzi, da cui la Casina prende nome. Dal 1960 la palazzina è sede dell’Accademia Filarmonica Romana, una delle più antiche istituzioni musicali romane e italiane, fondata nel 1821. Durante la stagione estiva i giardini dell’Accademia, un’oasi suggestiva e rilassante, ospitano concerti ed eventi.

Il gioiello rinascimentale di Sant’Andrea del Vignola
Proseguendo la camminata su Via Flaminia, si superano lo Studio Fortuny (l’atelier del pittore spagnolo Mariano Fortuny y Carbó, ricordato nelle due lapidi che ornano l’edificio), il cosiddetto quartiere dei notai (un isolato che ospita vari uffici del Notariato) e il Giardino delle Crocerossine.
A distanza di un solo isolato, ecco apparire la Chiesa di Sant’Andrea del Vignola, conosciuta anche come Tempietto di Sant’Andrea a Via Flaminia. Fu eretta intorno al 1553 da Jacopo Barozzi da Vignola su commissione di papa Giulio III. La chiesa nacque come cappella votiva, in ricordo della fuga del pontefice, allora cardinale, durante il Sacco di Roma del 1527. Realizzato in laterizio a vista, l’edificio presenta una facciata in peperino con un elegante timpano triangolare e un portale decorato da lesene. La particolare cupola ovale, rivestita in coccio pesto e impostata su una cornice interna ellittica, è un’innovazione che fonde elementi della cultura umanistica con le nuove esigenze della Controriforma. L’interno, semplice ma armonioso, è composto da un’aula rettangolare con un’abside dello stesso formato.

La Piccola Londra: un angolo d’Inghilterra a Roma
Come va? La stanchezza si fa sentire o potete proseguire senza problemi? Su, fate un piccolo sforzo: solo 500 metri vi separano dalla Piccola Londra. Sì, avete letto bene. A Roma c’è una strada che sembra uscita da un quartiere londinese. Si tratta di Via Bernardo Celentano, dove si susseguono villette dai colori pastello, cancelli in ferro battuto e giardinetti fioriti: non sembra proprio di essere nell’Urbe!
Questo angolo di Inghilterra, realizzato dall’architetto Quadrio Pirani, nacque per volontà di Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913, che promosse una modernizzazione della città ispirata ai modelli anglosassoni. Nathan voleva trasformare la Città Eterna in una capitale europea moderna, introducendo innovazioni nei servizi pubblici e nell’urbanistica. La Piccola Londra rientrava in questa visione ed era destinata alla classe media emergente, fatta di impiegati statali, professionisti e funzionari. Tuttavia, il modello non ebbe grande diffusione e rimase un’eccezione nella città, rendendo la Piccola Londra un luogo affascinante e fuori dal tempo, perfetto per una passeggiata fotografica o una pausa di relax lontano dal caos cittadino.

Casa Museo Hendrik Andersen: l’utopia dell’arte
Poco distante dalla rotta della Via Flaminia, c’è un museo che vi consigliamo di visitare. Si tratta della Casa Museo Hendrik Andersen, scultore norvegese-americano, morto a Roma nel 1940, che si trova in Via Pasquale Stanislao Mancini 20. È una splendida dimora, progettata e abitata dall’artista, che la ribattezzò Villa Helene, in omaggio a sua madre. Andersen, noto per le sue sculture monumentali, trasformò questa casa in uno spazio che rifletteva la sua visione artistica e la sua passione per l’architettura, creando una fusione unica tra le opere e l’ambiente circostante.
L’allestimento del museo, in cui spazio e tempo sembrano sospesi, permette di conoscere meglio il pensiero e l’opera di Andersen, che voleva fare del suo atelier una “Città mondiale”, in cui idee artistiche, filosofiche e scientifiche dialogassero senza sosta.