Il quartiere Prati: il fascino della modernità rétro

Avete presente il tormentone «Qui una volta era tutta campagna!»? Ecco, “qui” è il quartiere Prati, dove, fino all’inizio del Novecento, le case si contavano davvero sulle dita di una mano e non c’erano altro che orti, giardini e pascoli. A partire dalla fine dell’Ottocento e nell’arco di pochissimi anni, i tanti interventi urbanistici crearono un quartiere moderno e vitale, residenza ideale per la nuova borghesia laica che, oltre a lavorare, voleva divertirsi e fare compere. Tra palazzine liberty, negozi e caffè, Prati conserva ancora la sua anima vintage, pur restando al passo con i tempi.

Prati di nome e di fatto

Poco più di un secolo fa, nel 1921, il quartiere Prati si costituì come l’ultimo rione di Roma. Il suo nome deriva dal fatto che per secoli questa zona fu ricoperta solo di verde: prati, appunto. Prima quelli di Domizia e di Nerone ai tempi dell’antica Roma, poi aree dedicate alle colture e al pascolo dal Medioevo in avanti. Nel corso della storia l’area ospitò anche gli eserciti che avevano tentato di espugnare Castel Sant’Angelo o la città intera: i “barbari”, i lanzichenecchi, e infine le truppe napoleoniche.
Quella di Prati era una zona molto paludosa perché, durante le inondazioni del Tevere, fungeva da area-cuscinetto in cui le acque del fiume perdevano la loro forza, evitando così di inondare il vicino rione Borgo. Questi campi, per la vicinanza del fiume e di Monte Mario, furono, fino alla Prima Guerra mondiale, la meta prediletta per le gite fuoriporta di tanti romani.

L’anticlericalismo nelle strade di Prati

Come altri quartieri umbertini di Roma, per esempio l’Esquilino, il rione Prati si sviluppò secondo un reticolato geometrico con grandi viali e grandi piazze. Leggenda vuole che la giunta comunale di Roma, di stampo laico e anticlericale, impose il veto sulla cupola di San Pietro: da nessuna strada del nuovo quartiere, infatti, si doveva avere la visione prospettiva del Cupolone. Forse non si trattò di un ordine ufficiale, ma basta fare una passeggiata in Prati per rendersi conto che la cupola più famosa del mondo è stata effettivamente “cancellata”, perché non si vede da nessuna via del quartiere.
In linea con lo spirito del tempo, le strade furono intitolate ai protagonisti della Roma antica, repubblicana e imperiale, ai condottieri e ai letterati della classicità latina e pagana, e agli eroi del Risorgimento.
L’arteria principale di Prati, via Cola di Rienzo, porta il nome del tribuno romano che nel XIV secolo tentò di ripristinare la Repubblica a Roma in contrasto con il potere papale.

Piazza Cavour: non solo palme

Tra i simboli del quartiere Prati c’è Piazza Cavour, un ampio slargo rettangolare, su cui si affacciano alcuni importanti edifici. La piazza, con una zona verde pedonale ricca di palme, è perfetta per godersi un raggio di sole su una panchina o per una sosta prima o dopo la visita del vicinissimo Castel Sant’Angelo.
Il monumento a Camillo Benso, conte di Cavour, svetta al centro della piazza: il grande statista piemontese, raffigurato in bronzo su un piedistallo ornato da simboli patriottici e risorgimentali della neonata Italia, è rivolto verso la facciata posteriore del Palazzo di Giustizia, il cosiddetto Palazzaccio, un edificio ciclopico dalle forme massicce, sede della Corte Suprema di Cassazione, che occupa uno dei lati lunghi di Piazza Cavour.
Dando le spalle al Palazzaccio, di fronte a voi, sulla destra, troverete il Teatro Adriano, oggi cinema multisala ma con una gloriosa storia alle spalle. Il Teatro Adriano nacque come teatro lirico nel 1898 e, fin da subito, ospitò rappresentazioni dei più celebri compositori italiani, come Puccini, Verdi, Leoncavallo, Mascagni e altri. Grandi direttori d’orchestra e famosi cantanti lirici si esibirono in questo tempio della musica che disponeva di una platea, due ordini di palchi e un palcoscenico di circa 700 metri quadrati! Nel secondo dopoguerra, il Teatro Adriano fu trasformato in cinema, ma per molti anni continuò a essere un luogo per spettacoli di vario genere. Il 28 giugno del 1965, tra poliziotti, fan in delirio e curiosi, sul palco del Teatro Adriano suonarono e cantano quattro ragazzi inglesi. Chi erano? I Beatles, naturalmente!
Tra il Teatro Adriano e il Palazzaccio sorge la Chiesa Valdese, un edificio con la facciata stretta tra due campanili a torre cilindrica, dallo stile eclettico, con alcuni elementi liberty, altri moreschi, altri ancora coloniali. L’interno è diviso in tre navate e al posto di immagini figurative, vietate dal credo valdese, presenta una ricca decorazione a motivi geometrici e simbolici.

Alla ricerca delle chiese di Prati

Quella valdese è l’unica chiesa del quartiere Prati che sorge in una piazza. Tutte le altre, seguendo la tendenza del tempo di minimizzare l’importanza dei luoghi di culto, furono costruite in strade anche secondarie, semplicemente allineate ai palazzi che le affiancano.  Quelle che meritano una visita sono la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio e la Chiesa di San Gioacchino.
La prima, in Lungotevere Prati 2, fu inaugurata nel 1917, ed è in stile neogotico, ricca di guglie e statue. Detta anche “il piccolo Duomo di Milano” per l’evidente richiamo al simbolo della città meneghina, ospita in uno dei suoi locali il Museo delle Anime del Purgatorio. La collezione del museo è una singolare raccolta di documenti e reliquie testimonianti le presunte apparizioni di defunti che avrebbero lasciato “impronte di fuoco” sui vari oggetti.
La seconda chiesa, San Gioacchino in Prati, si trova in Via Pompeo Magno: fu donata ai fedeli da papa Leone XIII e inaugurata nel 1898. La facciata è preceduta da un portico con sei colonne corinzie mentre la cupola è traforata da grandi stelle di cristallo che fanno piovere la luce all’interno dell’edificio, dove viene diffusa da decine di stelle più piccole. Le 14 cappelle della chiesa sono dedicate ad altrettante nazioni che contribuirono, con le loro offerte, alla costruzione della chiesa.
Nei pressi della Chiesa di San Gioacchino si trova Piazza dei Quiriti, ornata dalla bella Fontana delle Cariatidi: di ispirazione rinascimentale, si articola in tre vasche sovrapposte di grandezze diverse. Quella più alta, la più piccola, è sostenuta da quattro grandi figure femminili nude sedute che la tengono con le braccia sollevate. Ogni quarta domenica del mese, a Piazza dei Quiriti si svolge un mercatino di antiquariato e modernariato in cui troverete stampe, quadri, libri e molto altro: se amate curiosare tra vecchi oggetti, segnate questo appuntamento in agenda!

I villini di Prati, tra innovazione e richiami al passato

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX si diffonde in tutta Europa uno stile che, in Italia, assume il nome di liberty o floreale, per l’ampio uso di motivi ornamentali vegetali. Il liberty, caratterizzato da un linearismo elegante, dal decorativismo diffuso e dall’uso di nuovi materiali (tra cui ferro, ghisa, ceramica, stucco) diventa lo stile della nuova borghesia e della sua vitale modernità. Passeggiando per il quartiere Prati, incontrerete alcuni villini che incarnano questo stile elegante e altri che si rifanno al passato: tutti questi edifici, nonostante alcuni interventi che li hanno più o meno alterati, conservano la loro antica bellezza.
Il Villino Cagiati, tra Via Virginio Orsini e Via dei Gracchi, fu realizzato nel 1902 dall’architetto Garibaldi Burba, che mescolò modernismo e neoromanico. Da notare le ceramiche con motivi di fiori e frutta, le ringhiere in ferro battuto con foglie di vite e le decorazioni ad affresco che richiamano Botticelli. In cima alla torretta centrale spicca un cartiglio con la scritta in latino che recita: “In arte libertas – in vitium ducit – si caret arte” (“La libertà nell’arte porta all’errore, se manca la perizia”).
A pochi metri, in via Alessandro Farnese 4, sorge il Villino Vitale, il cui fregio fu decorato da Duilio Cambellotti, poliedrico artista romano, tra i maggiori del liberty, che fu scultore e pittore, ma anche ceramista, grafico, incisore e molto altro. Attraversate la strada e ammirate il Villino De Pirro. Nella stessa via troverete anche il Villino Lombardi, il Villino Consiglio, il Villino Allevi e, a poca distanza, il Villino Magnani, il Villino Macchi di Cellere, il Villino Bondi, il Villino Consiglio, il Villino Roberti… sono troppi? E pensare che non sono neanche tutti!

Via Cola di Rienzo: il boulevard dei romani

Quando, negli anni ’20 del Novecento, iniziò a popolarsi di negozi di moda, botteghe di gastronomia, caffè e locali per spettacoli, Via Cola di Rienzo divenne il corso di Roma, un largo viale che poteva competere con quelli di altre capitali europee. Ancora oggi è una delle vie più amate della Città Eterna, e non solo dai residenti di Prati.
Questa lunga strada, che collega Piazza Risorgimento a Piazza della Libertà, è piena di negozi, di bar, e offre anche un cinema e un mercato rionale coperto (attualmente chiuso per lavori di riqualificazione), sulla cui terrazza c’era una pista di pattinaggio attiva sino alla Seconda guerra mondiale. Che amiate fare shopping, assaporare una colazione o un aperitivo (link all’articolo sui bar e le pasticcerie di Prati), o vedere un film sul grande schermo, Via Cola di Rienzo non vi deluderà!

Uniformi, brividi e…

Se siete arrivati a leggere fino a qui, avete imparato parecchio sul quartiere Prati, ma se credete di conoscerne tutti i segreti, vi sbagliate di grosso. C’è ancora molto da scoprire: botteghe storiche, locali, ristoranti (link all’articolo sui ristoranti di Prati), e tanto altro, come, per esempio, questi due luoghi unici che vi invitiamo a visitare.
Il primo è il Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, a pochi passi da Piazza Risorgimento, dove gli appassionati di storia militare potranno apprendere tutto sulla Benemerita, attraverso documenti, armi e uniformi presenti nella collezione.
Il secondo è un negozio-museo, fondato nel 1989 da Dario Argento, il celebre regista di capolavori horror. Lo store, che ha sede in Via dei Gracchi 260, prende nome proprio da uno dei film più famosi del maestro, Profondo rosso, ed è dedicato all’horror, alla fantascienza, ai gialli e al mistero. In questo luogo insolito, punto di incontro per tutti gli amanti del genere, potrete fare acquisti o visitare il Museo degli Orrori, che raccoglie cimeli e rarità in un’atmosfera da brivido.
La convivenza di mondi così distanti tra loro è uno dei tanti motivi che rendono Prati un quartiere ricco di fascino e tutto da vivere: cosa aspettate a lasciarvi sorprendere?