Castel Sant’Angelo: un viaggio nella storia di Roma

Castel Sant’Angelo, nel cuore del rione Borgo, è uno dei simboli della Città Eterna. Nei suoi quasi 2.000 anni di vita è stato sepolcro degli imperatori romani, fortezza, residenza papale, prigione, caserma. Castel Sant’Angelo è oggi uno dei musei più visitati d’Italia, amato dai turisti di tutto il mondo per la sua scenografica bellezza e perché custodisce storia, arte e leggende. Se ancora non lo conoscete, cercate di rimediare appena possibile, per esempio adesso, leggendo questo articolo…

Il Mausoleo di Adriano

L’imperatore Adriano, ispirato dalla tomba di Augusto che sorgeva sulla sponda opposta del Tevere e da quella del re di Alicarnasso Mausolo (da cui ha origine la parola “mausoleo”), intraprese la costruzione di un maestoso edificio che avrebbe dovuto conservare le sue spoglie e celebrare la sua grandezza. Adriano, però, non riuscì a vedere il completamento del suo sepolcro perché i lavori si conclusero nel 139, un anno dopo la sua morte. Antonino Pio consacrò l’edificio, e da quel momento il mausoleo cominciò a ospitare i resti di alcuni imperatori romani, fino a Caracalla. Tra le tante statue che decoravano il sepolcro voluto da Adriano, che assomigliava a una specie di torta nuziale poggiata su un basamento quadrato, c’erano anche due splendidi pavoni di bronzo che, molti secoli più tardi, vennero collocati nei pressi della Basilica di San Pietro, e che oggi si trovano nei Musei Vaticani.

Da mausoleo a fortezza e da fortezza a castello “santo”

Già in età imperiale il Mausoleo di Adriano fu inglobato nel sistema di fortificazioni volute da Aureliano per difendere Roma da eventuali invasioni nemiche. La fortezza, protetta dal fiume, dalle mura e dal ponte, riuscì a rallentare l’avanzata dei Goti guidati da Totila nel 547.
Mezzo secolo dopo, nel 590, papa Gregorio Magno organizzò una processione per far cessare la pestilenza che stava flagellando Roma. La leggenda narra che il pontefice, mentre si trovava sul ponte di fronte alla fortezza, ebbe la visione dell’arcangelo Michele che, in cima al castello, rimetteva la sua spada nel fodero. Ciò fu interpretato come il segno divino che presto l’epidemia sarebbe finita, così come avvenne in realtà. La costruzione di una cappella dedicata a san Michele Arcangelo fece sì che la Mole Adriana cominciasse a essere chiamata Castel Sant’Angelo.

Da castello patrizio a castello papale

Per moltissimi anni alcune famiglie nobili romane, come i Crescenzi, i Pierleoni e gli Orsini, si contesero il possesso di Castel Sant’Angelo. In questo periodo il castello iniziò a funzionare come prigione, mantenendo sempre il suo ruolo di roccaforte difensiva, anche dopo che la proprietà passò alla Chiesa. Sia le famiglie patrizie che i papi modificarono l’aspetto del castello nel corso dei secoli, per adattarlo alle loro esigenze e rafforzare la sua inespugnabilità. Il primo pontefice a dotare Castel Sant’Angelo di un appartamento papale fu Niccolò V (1447-55), che aveva trasferito la residenza pontificia dal Laterano al Vaticano. Da quel momento e per tutto il Cinquecento, i suoi successori continuano la metamorfosi del complesso architettonico, arricchendolo di ambienti e decorazioni, fino a Paolo III (1534-49), con cui il castello raggiunse il suo massimo splendore.

Tra i vari interventi edilizi di cui fu oggetto Castel Sant’Angelo, spicca la costruzione del Passetto di Borgo. Si tratta di un camminamento sopraelevato che venne fatto costruire da papa Niccolò III nel 1277 per collegare Castel Sant’Angelo al Vaticano e che, in due occasioni, consentì ai papi di mettersi in salvo, scappando dal Vaticano e rifugiandosi nel castello. Lungo circa 800 metri, il Passetto è normalmente chiuso al pubblico, ma viene aperto in alcune speciali occasioni, perciò informatevi e incrociate le dita!

Il declino e la rinascita

A partire dal XVII secolo, Castel Sant’Angelo iniziò a perdere progressivamente il prestigio di residenza papale, restando solo un grande deposito di armi e un carcere. Comunque coinvolto nei mutamenti storici e politici che interessarono non solo Roma ma l’Italia intera, fu devastato, umiliato e depredato prima dall’esercito napoleonico e poi dai soldati borbonici.
Dopo l’annessione di Roma allo Stato italiano nel 1870, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento tutta l’area del castello fu interessata da grandi interventi di restauro e di trasformazione che restituirono preziosi reperti risalenti alle varie fasi di vita del complesso architettonico. Nel 1925 Castel Sant’Angelo divenne Museo Nazionale al fine di ospitare collezioni storico-artistiche relative al mausoleo imperiale, al castello fortificato e agli appartamenti papali.

I 7 livelli di Castel Sant’Angelo

Visitare Castel Sant’Angelo significa compiere un viaggio attraverso i secoli, articolato nei 7 livelli che compongono il complesso architettonico. Potete percorrerli e “superarli” come in un videogame, sapendo che, arrivati all’ultimo, godrete di un premio meraviglioso. Eccoli riassunti, a partire dal basso verso l’alto:

Primo livello

Appena varcato il portone d’ingresso del museo, al livello più basso di Castel Sant’Angelo troverete l’Ambulacro di Bonifacio IX, una sorta di fossato da cui sono perfettamente visibili le antiche mura romane e i resti di alcune statue che ornavano il Mausoleo di Adriano. A questo stesso livello appartengono la Cappella dei condannati, il Cortile delle fucilazioni (i nomi di entrambi gli ambienti lasciano facilmente intuire a cosa fossero destinati), la rampa elicoidale, il Dromos, il lungo corridoio di accesso al sepolcro, e l’Atrium, un piccolo ambiente che conteneva una gigantesca statua di Adriano, la cui testa è oggi conservata ai Musei Vaticani. Una curiosità: nella prima metà del Settecento fu costruito un ascensore per due che permetteva la salita dall’Atrium alla Sala di Apollo, sfruttando un sistema di contrappesi di piombo.

Secondo livello 

A poca distanza dall’ingresso principale si trova la Cordonata di Paolo III, una gradinata che conduce al secondo livello, dove troverete il camminamento detto “marcia ronda”, che veniva percorso dalle sentinelle e che collega i quattro bastioni di Castel Sant’Angelo. Dal bastione di San Marco ha inizio il Passetto di Borgo. Del secondo livello fanno parte anche la Rampa diametrale, la Sala delle urne (che doveva contenere le spoglie di Adriano) e l’Armeria di Clemente X.

Terzo livello

Il terzo livello ospita le Prigioni storiche e le Oliare, ambienti che venivano usati come depositi di derrate alimentari e che contengono decine e decine di giare in terracotta in cui si conservava l’olio. Questa preziosa sostanza non serviva solo a condire le vivande di chi viveva nel castello, ma soprattutto a illuminare e a difendere l’edificio: versato bollente su eventuali assedianti, infatti, era un’arma davvero micidiale.
Tra i tanti “ospiti” delle prigioni di Castel Sant’Angelo, ve ne furono alcuni particolarmente famosi. Vale la pena ricordare, in ordine cronologico, il grande orafo e scultore Benvenuto Cellini, vissuto nel Cinquecento, che riuscì a evadere calandosi da una finestra con un lenzuolo; Beatrice Cenci, la nobile romana condannata a morte nel 1599 per aver ucciso il padre violento; Giordano Bruno, il monaco filosofo considerato eretico e come tale bruciato vivo a Campo de’ Fiori nel 1600, e Cagliostro, l’avventuriero alchimista del Settecento che aveva fondato una setta massonica e che fu arrestato dal Sant’Uffizio con l’accusa di stregoneria. Cagliostro, in verità, non fu imprigionato qui, ma tre piani più su, in un ambiente che da lui prese nome e che era destinato a prigionieri di riguardo. L’ultimo detenuto illustre, anche se solo virtualmente, è Mario Cavaradossi, il personaggio della Tosca di Giacomo Puccini, che ambientò l’ultimo atto della sua celebre opera proprio a Castel Sant’Angelo.

Quarto livello

Da questo livello si accede agli appartamenti papali, introdotti dal Cortile dell’Angelo, nel cui centro si trova la statua originale di San Michele Arcangelo, del 1544, che rimase sulla terrazza del castello per due secoli, finché non fu sostituita da quella che si ammira oggi. Tra tutti gli ambienti visitabili, la Sala di Apollo e il Bagnetto di Clemente VII, che presentano ricche decorazioni a grottesche eseguite da Perin Del Vaga e Giovanni da Udine, sono assolutamente imperdibili.

Quinto livello

Preparatevi: le sale dell’appartamento di Paolo III che ammirerete in questo livello vi lasceranno senza fiato per la loro bellezza. Per accedere ai fastosi ambienti che lo compongono dovrete passare nella Loggia di Giulio II, che offre un bellissimo panorama sulla Città Eterna. Questa loggia si trova in posizione opposta rispetto a quella di Paolo III, che costituisce l’affaccio monumentale del castello, posto in corrispondenza dell’ingresso e che domina l’area vaticana, Monte Mario e il quartiere Prati. Le due logge sono collegate dal Giretto di Pio IV, un corridoio semicircolare che ospita la galleria archeologica del museo e su cui si aprono vari ambienti di piccole dimensioni, non sempre visitabili.
La Sala Paolina è un tripudio di affreschi, stucchi e marmi, un capolavoro dell’arte del Cinquecento volto a esaltare la figura di papa Paolo III come un principe rinascimentale colto e illuminato. Le decorazioni di questo ambiente di rappresentanza furono eseguite da Perin del Vaga, il più raffinato seguace di Raffaello, e da molti suoi collaboratori, e illustrano storie di san Paolo e di Alessandro Magno, alternate a personaggi mitologici, figure allegoriche di virtù cardinali, festoni di frutta, finte architetture e grottesche. L’appartamento paolino comprende anche la camera da letto del pontefice, cioè la Sala di Amore e Psiche, e il suo studio, ossia la Sala del Perseo. E pensare che Paolo III non abitò mai a Castel Sant’Angelo!

Sesto livello

Attraverso il cosiddetto Corridoio pompeiano, un passaggio fittamente decorato a grottesche, dalla Sala Paolina si accede alla parte sopraelevata degli ambienti farnesiani, tutti decorati da Luzio Luzi: la Sala della Biblioteca, coperta da una volta in cui dominano ancora stucchi e grottesche, le contigue salette dei Festoni e dell’Adrianeo, la Sala del Tesoro, la Cagliostra (la cella che ospitò il conte di Cagliostro) e l’Appartamento del Castellano, destinato alla massima autorità responsabile della difesa dello Stato pontificio e recentemente aperto al pubblico.

Settimo livello

Ci siamo, anzi… ci siete! Avete conquistato il settimo livello, la parte accessibile più alta di Castel Sant’Angelo, e potete finalmente “ritirare” il vostro premio. Dopo la Sala Rotonda e la Sala delle Colonne, continuando a salire, arriverete alla Terrazza dell’Angelo, dove godrete di una vista mozzafiato su Roma. Da questo straordinario punto panoramico, dominato dalla statua dell’arcangelo Michele, lo sguardo può vagare quasi a 360° e perdersi sulle cupole, sui palazzi, sul Tevere e sulle tante meraviglie della città più bella del mondo.
Proprio su questa terrazza oltre 500 anni fa iniziò a svolgersi la Girandola di Castel Sant’Angelo, uno spettacolo pirotecnico famoso in tutta Europa, che si teneva in occasione della Pasqua e il 29 giugno, giorno della festa di san Pietro e Paolo, patroni di Roma. Per celebrare questa festività, da qualche anno i fuochi artificiali sulla Terrazza dell’Angelo sono tornati a illuminare il cielo della Città Eterna.

Ponte Sant’Angelo ieri e oggi

La storia di questo ponte è antica come l’edificio a cui conduce. Venne fatto costruire da Adriano e a lui venne intitolato, chiamandosi Ponte Elio (il nome completo dell’imperatore era Publio Elio Traiano Adriano). La struttura originaria presentava tre arcate e assunse l’aspetto attuale solo nel 1882. Nei suoi 20 secoli di vita è stato attraversato da milioni e milioni di persone ed era trafficatissimo già nel 1300 se, in occasione del primo Giubileo della storia, l’accesso al ponte fu regolamentato per la gran folla di pellegrini che vi transitavano. Nel 1450 la calca di pellegrini causò addirittura il crollo di alcune balaustre del ponte e in questo incidente morirono decine di persone. Per decenni il ponte fu utilizzato anche per esporre le vittime delle esecuzioni capitali affinché costituissero un macabro monito per la popolazione. Nel 1668 Ponte Sant’Angelo fu abbellito da 10 monumentali statue di angeli che tengono i simboli della Passione, realizzate da allievi e collaboratori di Gian Lorenzo Bernini su suoi disegni. Bernini non si limitò all’ideazione di queste statue ma ne realizzò due, l’Angelo con la corona di spine e l’Angelo col cartiglio che sono conservati nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, poco distante dalla loro originaria destinazione.
Oggi gli angeli del ponte vegliano sugli innumerevoli turisti che vanno e vengono da Castel Sant’Angelo, sui tanti venditori abusivi che cercano di guadagnare qualche soldo e su chi cerca l’inquadratura migliore per un selfie perfetto o per una foto da ricordare.

È utile sapere che…

  • Ogni prima domenica del mese l’accesso a Castel Sant’Angelo è gratuito. 
  • Se siete alla ricerca di una location speciale in cui celebrare un evento importante, sappiate che è possibile affittare in esclusiva alcune sale di Castel Sant’Angelo per eventi privati.